Di Claudio Di Fausto. Esci da casa la mattina e non torni, questo è accaduto a  1.041 lavoratori e lavoratrici nel 2023, che hanno perso  la vita sul posto di lavoro, dati I.N.A.I.L., centinaia di infortuni invalidanti che vedono coinvolti ogni anno centinaia di forze lavoro.

Dai dati dei primi 3 mesi del 2024 le denunce di infortunio con esito mortale sul lavoro sono state 191. Dati che vedono coinvolti settori diversi della nostra economia: agricoltura, industria, servizi, trasporti, edilizia. La fascia di età più colpita è quella tra i 55 e 64 anni.

Nelle piazze si denunciano questi dati, si chiedono interventi che prevedano stanziamenti e controlli più serrati, formazione per  lavoratori /trici nelle mansioni che vanno a svolgere, dispositivi che sono obbligatori, di protezione per il singolo lavoratore/trice , in relazione alla mansione da svolgere. Si denunciano condizioni di lavoro che riportano agli inizi degli anni 70, il precariato gli orari il giusto salario il rispetto degli accordi contrattuali. Un passo indietro, che ha cancellato tutte le dure battaglie che hanno contraddistinto, non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo le rivendicazioni riguardanti il lavoro. Ormai per accedere al mondo produttivo si devono accettare proposte che si avvicinano più al ricatto che ad un contratto. O così o ci sarà sempre qualcuno in situazioni di estrema necessità che accetterà per sopravvivere. Quando poi si ha un elevato grado di professionalità, si va fuori in paesi dove si riconoscono e si gratificano le competenze che si hanno. Ormai sono decenni che in questo giorno si chiedono migliori condizioni per il lavoro nel nostro paese. Se non ci si rende conto della situazione di oggi non oso immaginare ciò che può accadere con la robotizzazione dei processi industriali, o con l’intelligenza artificiale che sostituirà migliaia di forze produttive.  La politica è in ritardo, questa situazione di emergenza per la sicurezza e per il futuro ormai già attuale, ha bisogno di risposte e provvedimenti immediati, non si può essere impreparati. I sindacati devono riprendere quel ruolo di difensori dei diritti del lavoro, non creare isole felici in mezzo ad un deserto dove non esistono regole, e dove sono scritte sulla carta opera di controllo che siano applicate. Dare un segnale di cambiamento da parte della politica oggi è indice di voler cambiare e prevenire queste situazioni, che ha ereditato, invece si è persa questa occasione. Si è scelto di incensare, in modo propagandistico, i risultati che si sono ottenuti, parlando di numeri e non di contenuti, senza un minimo accenno alla scia di sangue che ogni giorno paga il mondo del lavoro, e ad eventuali misure di controllo e potenziamento per prevenire questa mattanza. Solo con il contributo di tutti, politica forza lavoro imprenditori sindacati, si possono trovare punti di accordo che garantiscano il mantenimento delle conquiste fatte e dare un senso al detto “il lavoro nobilita l’uomo”, non renderlo schiavo.