Di Alison Testa. E’ rinata due volte: la seconda quando ha ricevuto un cuore nuovo. Ma a dirla tutta è rinata tre volte: perché per 4 giorni è rimasta in vita con un cuore artificiale prima di riceverne uno da donatore. La “staffetta della vita” questa volta taglia il traguardo a Ferentino, un paesone vicino Frosinone. Qui vive Veronica: ragazza oggi di 21 anni “Ho vissuto un’infanzia felice,  ho praticato nuoto agonistico e  mai  mi sarei aspettata – racconta a TVGNEWS- di ritrovarmi, un giorno non molto distante, a fare i conti con una malattia che andava a braccetto con la morte”.

Il suo calvario inizia nel 2015, quando dopo un’ecografia le viene diagnosticata una Miocardiopatia Dilatativa, la parte sinistra del cuore si è dilatata così velocemente che i dottori la definirono una “malattia galoppante” e per questo, fu necessario il 9 Dicembre un ricovero d’urgenza presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e si decise da lì a poco di procedere con l’unica soluzione possibile, il trapianto di cuore. Veronica ricorda che nel “momento in cui i medici me l’hanno detto avevo accanto mia madre e poiché già da un mese soffrivo di ripetute crisi respiratorie molto forti che non mi permettevano neanche di raggiungere dalla mia camera da letto il bagno, quasi una “maratona”,  è stato un sollievo sapere che con un trapianto sarei potuta tornare alla  vita normale”, un rischio questo, che ho  dovuto correre per poter continuare a vivere, perciò si è detta “Meglio rischiare e provare”. Veronica è stata la prima persona al mondo a livello pediatrico a cui è stato trapiantato un cuore artificiale chiamato “Heart Mate 3”,il quale funge da “soluzione ponte” prima del trapianto vero e proprio di un organo nuovo. Questo cuore artificiale viene inserito nel cuore malato per sostituire temporaneamente la parte intaccata dalla malattia e funziona a batterie tramite un filo che fuoriesce dalla parte inferiore dell’addome, ma spesso Veronica lo attaccava alla presa elettrica per avere la certezza che funzionasse costantemente. Lo ha dovuto tenere nel suo corpo per quattro giorni e successivamente le hanno trapiantato un nuovo cuore, arrivato in breve tempo, mi racconta, per via della sua grave situazione.

La prima cosa che ricorda di aver fatto dopo l’intervento è stata quella di “muovere le parti del  corpo e di realizzare che tutto è andato per il meglio, che ce l’ho fatta”. Veronica è riuscita a ritrovare la speranza per una vita migliore. E’ stata dimessa dall’ospedale il primo Febbraio 2016, ma essendo immunodepressa non poteva stare a contatto con le altre persone, per questo va ad abitare fino al mese di Marzo in una casa a Roma, stando con un solo genitore per volta, per cui una settimana la passava con il padre e un’altra con la madre. ” Il cuore essendo un corpo estraneo, tende sempre a rigettare formando molta acqua intorno a sé stesso, per questo  ogni giorno della mia vita dovrò assumere numerose pasticche che mi impediranno di andare incontro a questa problematica”.

In un periodo come quello che stiamo attraversando, segnato dai numerosi contagi da Covid-19, lei cerca di salvaguardare sé stessa e la sua famiglia stando il più possibile dentro casa con solo i genitori, senza vedere da parecchio tempo i nonni e il resto dei parenti.

Il suo messaggio per i giovani che sono all’oscuro di questa realtà che lei si è trovata a dover vivere è questo: “Mi sono trovata a parlare con ragazzi che non conoscevano questo tema; li invito ad informarsi perché è molto importante. Sin da bambina i miei genitori mi hanno spiegato che loro erano a favore della donazione degli organi, perciò ero già stata informata riguardo questo mondo”. L’invito che rivolge è chiaro: “Se vi doveste trovare a scegliere di donare o meno i vostri organi, fatelo! Perché darete la possibilità a qualcun altro di vivere una nuova vita.”

Veronica ci saluta  festeggiando la vita trasmettendo la sua forza e determinazione, diventando un esempio per le generazioni che verranno.