Di Giulia Orsi.  Guardare al passato non sempre è produttivo, essere nostalgici dei tempi andati ferma il progresso dell’umanità ma questo non sempre è applicabile quando ci volgiamo al mondo dell’ arte e alle sue connessioni. Proprio questo è il caso inerente alla serie che ha fatto un po’ da apripista alle “Netflix generation” , Shameless. Prodotta da HBO e trasmessa dal 2011 è l’incipit delle serie di genere dramma familiare/ commedia che è arrivata a collezionare ben 12 stagioni, tutt’ora in corso. Le storie trattate sono tante, i volti molteplici ma tutti confluiscono nella famiglia Gallagher, un gruppo di spossati, problematici giovani capitanati da una sedicente sorella maggiore di nome Fiona. Proprio lei è il personaggio centrale, poco più che maggiorenne, che tiene insieme con un immaginifico ago e filo, i pezzi di questo nucleo fuori controllo composto da: Ian e Lip, due ragazzi adolescenti ingabbiati nel loro ambiente fatto di violenza e vita di strada ed i loro rispettivi problemi, Debby una ragazzina decenne che tende a bruciare le tappe, Karl un moccioso autoritario che non conosce mezzi termini ed infine Frank padre di tutta questa ciurma inattendibile, alcolizzato con l’abitudine a dormire in strada. A tratti Shameless risulta comico, dissacrante, intransigente perché in fin dei conti è il resoconto di come degli adolescenti vedono la vita e come cercano di fuggire ad essa sopravvivendole ma in verità è una lente di ingrandimento sulla società americana, quella dove non ci sono previdenze sociali ne assicurazioni sanitarie ma solo l’abbandono. Proprio dall’abbandono delle istituzioni, però, nascono possibilità, a volte illegali a volte no e proprio quelle sono frutto della propria genialità. Per quanto sia distante dal modello del così detto “sogno americano”  questi ragazzi  inseguono il loro riscatto contando solo su se stessi, proprio così ognuno di loro cerca disperatamente stagione dopo stagione il proprio posto nel mondo ed è così che prendendo le distanze dall’iconico mito del self- made man essi, invece, lo raggiungono doppiandolo . I temi trattati sono tanti, forse troppi da contenere dentro un’unica serie: si passa dalla malattia mentale, agli abusi di sostanze stupefacenti, dipendenza dal sesso, corruzione, omosessualità, genitorialità precoce e tante altre ma forse è proprio questa la chiave vincente di Shameless, il non annoiare mai tenendo lo spettatore sempre vigile e partecipativo sulla prossima peripezia che questo o l’altro personaggio dovrà affrontare. Vincitore e candidato a molteplici Emmy Awards è davvero una delle serie televisive più coinvolgenti degli ultimi 10 anni.