Di Irene Orlando. La Tampon Tax scende dal 22 al 10%: non è un traguardo, ma un risultato in clamoroso ritardo.  Giuseppe Civati avanzò, già nel 2016, l’ipotesi di ridurre l’IVA sugli assorbenti; proposta accolta tra risatine e sguardi di imbarazzo in Aula. Un’aliquota del 4% viene applicata ai beni di prima necessità in Italia e sebbene gli assorbenti rientrino a tutti gli effetti in questa categoria vi si applica l’aliquota standard (22%) riservata ai cosiddetti beni voluttuari, che mirano a soddisfare esigenze secondarie. Classificare un determinato prodotto come necessario o meno è una scelta politica, così come lo sono le conseguenze di quella scelta. Rientrando nella categoria di beni di prima necessità, oltre a diminuire la spesa annuale della quale ogni donna si fa carico, verrebbe anche normalizzato il ciclo mestruale, che nel 2021 è ancora visto come un tabù. A causa dei danni lasciati dalla pandemia, si è discusso molto del ‘period poverty’: l’impossibilità di potersi garantire un’igiene adeguata durante il periodo mestruale attraverso appositi dispositivi sanitari in luoghi sicuri. Circa 2mln di donne in Italia a causa della speculazione sugli assorbenti si vedono costrette a ripiegare su dispositivi assolutamente non igienici per gli assorbenti improvvisati esponendosi quotidianamente al rischio di contrarre infezioni. Lo stato dovrebbe, oltre a ridurre l’IVA, pensare a una distribuzione gratuita a minorenni, studentesse o famiglie sulla base del reddito; come avviene in alcune regioni con la distribuzione dei metodi contraccettivi. Redistribuire la ricchezza viene considerato ancora troppo poco, la necessità è collettiva.